lunedì 31 ottobre 2011

AL PEGGIO NON C’E’ LIMITE: LA CACCIA IN PIEMONTE

ASSOCIAZIONE NAZIONALE LIBERA CACCIA

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ANLC Sezione provinciale

C.so Risorgimento 418/B

Novara

AL PEGGIO NON C’E’ LIMITE: LA CACCIA IN PIEMONTE

Il 18 Ottobre 2011 alle ore 12 una delegazione provinciale dell’ANLC di Novara si è incontrata a Torino con Claudio Sacchetto, assessore competente per l’attività venatoria regionale.Tale incontro ha avuto la funzione di porre alcuni quesiti relativi alle norme venatorie (art. 42 della 2009/147 CE) di recente introdotte nella Regione Piemonte, norme che hanno reso la nostra regione la più venatoriamente restrittiva a livello europeo per quel che riguarda i tempi e le specie cacciabili. Per prima cosa si è fatta notare la notevole diversità rispetto alle dichiarazioni, rese pubbliche durante un incontro avvenuto nella Sala Consigliare della Provincia di Novara, tra le Associazioni Venatorie e Agricole, su invito dell’Assessore Provinciale Liuni Marzio, la serenità portata dal piacevole scambio di opinioni e la conoscenza con cui l’Assessore aveva esposto i problemi relativi alla fauna selvatica in Piemonte, è stata spazzata via dalla normativa che, nel frattempo, la Giunta Regionale aveva emanato e che ha portato alla nascita di quello che si può tranquillamente definire il calendario venatorio più restrittivo di tutti i tempi e di tutte le Regioni italiane (e, per quel che conosciamo a livello europeo, di Francia e Spagna).

A questo proposito è stata consegnata all’Assessore una copia dei calendari venatori delle Regioni a noi confinanti: Liguria, Lombardia, Emilia, dai quali si evince che, applicando la Direttiva 2009/147, le specie cacciabili ed i periodi di caccia sono stati mantenuti se non ampliati; si sono inoltre forniti i dati relativi alla caccia nella vicina Francia, sempre enormemente meno limitanti di quelli della Regione Piemonte. Si è chiesto all’assessore se, a suo parere, anche in una prospettiva “padana,” è pensabile mantenere una distinzione così marcata tra la normativa venatoria piemontese e i calendari venatori regionali circostanti , tra di loro quasi del tutto uguali.

Successivamente è stata affrontata la questione del Referendum Regionale sulla Caccia che, come sapete, si propose già ventitrè anni or sono dopo una raccolta di firme. Il referendum prevedeva (e prevederà) molte limitazioni all’attività venatoria: ad esempio avrebbe consentito, se fosse stato approvato, la caccia solo a lepre, fagiano e cinghiale, limitando nelle AFV il prelievo a due capi abbattibili giornalmente.

In questo momento di crisi, visto il costo di un referendum anche solo regionale, ci si chiede se tale spesa sia eticamente “compatibile” con le limitate risorse regionali e con i bisogni “reali” di tante persone: forse sarebbe bastato l’adeguamento “tout court” alla Direttiva CEE 2009/147 (forse Francia e Spagna non rispettano le Direttive CEE?) o ad una delle leggi venatorie delle regioni limitrofe per evitare le spese, al di là dei risultati referendari. Si è posta l’attenzione anche sugli eventuali ulteriori posti di lavoro e dei redditi perduti qualora l’attività venatoria fosse condotta all’estinzione, in una situazione regionale in cui la mobilità e la cassa integrazione sono un non lieve problema.

La risposta è stata che, molto probabilmente, tra Aprile e Giugno si andrà comunque al referendum regionale data l’impossibilità di trovare altre soluzioni. Si è mostrata la notevole quantità di danni arrecati in agricoltura dalla fauna selvatica (ad esempio dalle nutrie): gli effetti del referendum saranno anche la mancanza di controllo su queste specie e l’eventuale riduzione del contributo dei cacciatori che inevitabilmente diminuiranno di numero. A questa obiezione l’Assessore ha manifestato l’intenzione di ridurre il numero di ATC e Comparti Alpini: tali aggregazioni degli ATC e dei CA permetteranno la riduzione delle spese (personale?) liberando risorse destinabili ad altre necessità. Ha inoltre ricordato che non sono ammissibili i lanci di lepri estere, se non in possesso di certificati di esenzione dalla tularemia nei tre anni precedenti alla loro immissione (Risparmio di spesa degli ATC?) si è chiesto, infine, se è prevedibile il varo di una nuova legge regionale sulla caccia, almeno dopo il referendum e le sue spese: per non scoraggiarci più di tanto, diciamo che la risposta è stata …”incerta”.

Tra i tanti incontri istituzionali, bisogna dire che questo è forse stato il più mesto: soprattutto facciamo proprio fatica a comprendere questa mutazione di atteggiamento dell’Assessore, che non sembrava nemmeno la stessa persona venuta a Novara ad incontrare le delegazioni venatorie provinciali, allora emblema di decisionismo ed efficienza che da tutti (cacciatori, ma anche spesso agricoltori) aveva raccolto i più larghi consensi .

E’ ovvio che questa situazione deve suonare come un campanello d’allarme per i cacciatori (e agricoltori) di altre Regioni affinché, a breve, non si trovino nelle nostre condizioni. Proponiamo pertanto una mobilitazione delle segreterie delle associazioni venatorie nazionali, al fine di tentare di fermare questo declino venatorio piemontese, prima che si estenda a macchia d’olio alle altre Regioni , secondo il principio che al peggio non c’è limite!

La delegazione provinciale A.N.L.C.

Novara

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